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25 Apr

Torino Jazz Festival 2014 - LIVEdiary 1

[E. Augusti] Torino, 25 aprile, h. 15.30 – Primo pomeriggio di un giorno di festa. È il 25 aprile, ed è festa nazionale. Si celebra la liberazione, e il Torino Jazz Festival edizione 2014 non può che partire da qui, dal porticato del Museo Diffuso della Resistenza, per raccontare, a tempo di swing, la storia di una rinascita, di un riscatto, di una “rivoluzione culturale” (G. Agosti). Suona la Big Band Theory diretta da Luca Begonia, solista Claudio Capurro, per ripercorrere sulle note di Glenn Miller gli anni della “riconciliazione musicale” con l’America, anni in cui nomi come quello di Luigi Braccioforte (Louis Armstrong) e Beniamino Buonomo (Benny Goodman), testimonianza dell'obbedienza coatta alle circolari del Partito Nazionale Fascista di quasi un quindicennio prima, restituivano ora i profili e abilitavano all’ascolto di una tradizione autentica che veniva da lontano, tutta da scoprire. 

 

 

h. 18.00 – Ci spostiamo in Piazza Castello per un’altra celebrazione, quella del settantesimo compleanno di Gianluigi Trovesi. Con lui, sul main stage del TJF, ci sono la Filarmonica Mousiké diretta da Savino Acquaviva, il percussionista Stefano Bertoli e Marco Remondini al violoncello. Le quadrature dei primi tempi lasciano presagire qualcosa che con quelli swinganti che ci siamo appena lasciati alle spalle hanno poco o nulla a che fare. E invece la sorpresa arriva, nel dialogo imprevedibile tra generi, stili e colpi di scena sui finali, quasi tutti sospesi. L’estro del violoncello distorto di Remondini rompe gli schemi, anestetizza le forme regolari delle citazioni della grande tradizione operistica italiana e ricompone l’irriverenza dei giocattoli sonori di Bertoli in un gioco semiserio delle parti dove tutto torna. Divertente e travolgente, la formula restituisce alla piazza di una capitale l’orgoglio bandistico di una valle. Non poteva starci meglio.

 

 

 

h. 20.00 – ...e se andassimo a mangiare qualcosa? 

 

 

h. 21.00 - Cambio d’abito per Piazza Castello. Il viaggio ci riporta a Sud. Sul palco Daniele Sepe, con Floriana Cangiano (voce), Franco Giacoia (chitarra), Tommy De Paola (tastiere), Davide Costagliola (basso) e Paolo Fortini (batteria). Esplode l’arena. C’è spazio per tutto, dal rock al cantautorato italiano, dai canti della tradizione popolare al reggae, fino alla classica, alla fusion, al jazz. Si rinnova l’omaggio a Zappa, Mingus, Jara e s’accenna una “Freedom Jazz Dance”. Sepe raccoglie la protesta, spunta qualche striscione “no tav” e si fissa un pensiero, coerente con la giornata, attento al sociale. È tutto spinto, c’è aria di festa. Faremo tardi, stasera. 

 

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