Ritorna alla mente una vecchia folk americana. E se da una parte “sorge il sole”, dall’altra c’è Noora Noor, origini somale, regina della soul norvegese, a scaldare con la sua voce rugosa e sensuale. Quanto blues. «I get the blues| I get high | I’ll esplode like dynamite | and I’ll cry ‘till the dust | settles down | I guess I’m hard when I’m soft | and I’m cold when I’m feeling hot | sometimes I guess things just happen too fast». Soul Deep, 2009.
Le sue canzoni sono quasi tutte scritte in inglese, ma nella sua voce c’è una miscela franco-marocchina che non tradisce, e inebria. “Beautiful Tango”, poi, ha pure un tremolo retrogusto Spanish. Lei è Hindi Zahra. L’EP da cui è estratto “Beautiful Tango” porta il suo nome (2009). Dello scorso luglio il nuovo album, Until the Next Journey, uscito per la EMI France.
Loro sono i Sweet Serenades, attivi dal 2002, svedesi. Ironici e leggeri Martin e Mathias conquistano con il loro stile al primo ascolto. Una freschezza contagiosa questa “Die Young”. «Love is gonna die, we're gonna die young». Estratto da Balcony Cigarettes (2009).
Sulla scena del rock indipendente italiano dal 2005, i RHumornero, CARLO DE TONI (voce, chitarra), LUCA GUIDI (batteria), ANTONIO INSERILLO (basso, cori), ETTORE CARLONI (chitarra), propongono un grunge originale, dai rimandi pop e metal. «Colori scuri, ritmi pesanti, umorismi neri». I testi, fitti, raccontano di esorcismi, disagio sociale, desiderio collettivo di attenzione, accettazione, amore incondizionato. Tutto legato da un latente e ben caratterizzato black-humor. L’Equilibrio è tratto da Umorismi Neri, distribuito nel 2009 da Venus (Arroyo/Metamusic). Il 15 ottobre 2011, intanto, è uscito Il Cimitero dei Semplici, onda d'urto altissima per un'esperienza d'ascolto che batte a ritmo duro e trascina. Presto in elezione sonora nel nostro box!
Voglio essere un cinico, trovare la mia forma nei rapporti sociali
si cade nell'inganno della forma che si racconta e che poi non torna
stupido, sei solo un cinico, ma più ti guardo più vedo che tu vai dove vuoi
mi fa male e in qualche modo invidio...invidio
Cerco di restare in equilibrio su me stesso
con i cambiamenti radicali, modi di pensare ancora
cerco di restare in equilibrio su me stesso
con i cambiamenti radicali, modi di pensare ancora
voglio tutto facile non voglio farmi il culo nelle cose per dire che sono presente!
scegli i modi, inventi i tuoi racconti, come i camaleonti che cambiano ogni volta che serve
cinico, sei solo un cinico, ma tra noi due tu sei quello che vince sempre
questo tempo l'hai capito più di me...più di me.
Cerco di restare in equilibrio su me stesso
con i cambiamenti radicali, modi di pensare ancora
cerco di restare in equilibrio su me stesso
con i cambiamenti radicali, modi di pensare ancora...
Giuseppe Di Gennaro è tra le ultime emergenze del panorama cantautoriale italiano. Attingendo da un universo sonoro vario che spazia dal folk al britpop al blues più intimo, il suo Ep Multiforme Uno (2009) racconta di un tempo diverso, fatto di confidenze, inquietudini, contraddizioni e riflessioni di una generazione. La sua voce è una di quelle che ti conquistano al primo ascolto. Pura. La linearità della forma, la semplicità degli arrangiamenti e l'immediata cantabilità della melodia, ancora più accattivante in acustico, fanno il resto.
Una gru per costruzioni che tiene al filo un orologio. Un tempo sospeso. È questa l’immagine, richiamata nella copertina dell’Ep, che allude al brano proposto in ascolto, “L’orologio”. Ed è esattamente di quel rapporto col tempo che Di Gennaro ci racconta, con l’invito per nulla velato a ripartire da se stessi, a coltivare la semplicità e il vivere vero, a reimparare a “costruire” il bello dei rapporti e delle cose, il tempo. È nel darsi ascolto, nel coltivare le proprie passioni, nel fare senza paura che si libera la propria identità e si vive senza dispersioni. È lì che si sospende il tempo. E nessuno avrà più bisogno «di truccare le sue carte».
Ho passato molto tempo a dire che domani il tempo arriverà
e l'orologio non ha più lancette per la mia tranquillità
e Naomi è l'unica che può portare ad una sana soluzione..
Fra gli esami dove il voto è solo un numero fatto di formalità
e i dinosauri che rincorrono il presente che va veloce e và e và...
io mi rifugio fra le pagine di un libro … e sfuggo all' "inondazione"
E non avrò bisogno di cambiare più i miei occhi
E non avrò bisogno di fermare più il mio sguardo
E non avrò bisogno di truccare le mie carte ...
E le pagine del calendario volano anche sopra le città
e c'è qualcuno che le guarda da lontano : "Oh mamma mia cosa sarà"?!
sulla pianura c'è un arcobaleno e la tua voglia di partire ...
E non avrai bisogno di cambiare più i tuoi occhi
E non avrai bisogno di fermare più il tuo sguardo
E non avrai bisogno di truccare le tue carte ...
E non avrai bisogno di cambiare più i Tuoi occhi
E non avrai bisogno di fermare più il Tuo sguardo
E non avrai bisogno di truccare le Tue carte ...
Fotogrammi isterici. Bazar di stoffe e spezie colorate. Babele febbricitante di suoni e strepiti. Memoria di gesti. Mani e piedi. Danza convulsa di terra e di fuoco. Un’onda che travolge, spiana e attraversa. “Bosphorus”. Istanbul Sessions (Nublu, 2009) raccoglie undici tracce, undici profili di un luogo che si racconta sempre affascinante, sempre gravido di nuove e ammalianti tensioni emotive. Istanbul. La voce è quella ispida e conturbante di Ilhan Ersahin. Rapisce.