26 aprile, h. 11.00 – Una giornata splendida. Il secondo giorno del TJF è baciato dal sole. Le strade esplodono, ed è una città intera a partecipare della festa del jazz. Ci spostiamo al Teatro Carignano. Ad aspettarci c'è un duo d'eccezione: Gianluigi Trovesi e Gianni Coscia accolgono l'invito del direttore Zenni per raccontarsi e raccontare, in musica e parole, la storia di due uomini, di un incontro tra formazioni ed esperienze di vita diverse, di un'amicizia, di un'intesa. Si gioca, ed il piglio è quello giusto. Coinvolgente. Il pubblico partecipa, è dentro la scena. Non c'è distanza. Quello di Trovesi e Coscia è un jazz "di cortile", un jazz che raccoglie tutti i colori e i sapori di un tempo perso e ritrovato. C'è tutto un Mediterraneo, nella loro musica, c'è la danza, la condivisione del borgo, le note della banda del giorno di festa. "C'è una strega, c'è una fata". C'è, non c'era. C'è la magia di un unico tempo, quello di un duo complice, dove si procede allo stesso passo, nella stessa direzione, con lo stesso respiro, come nella più bella delle storie d'amore. L'eleganza dei temi, classici e originali, delle riproposizioni "migliorate", della tensione ad un modello di perfezione, che è raffinatezza di gusto. Armonicamente disarmonica negli urti, quella di Trovesi e Coscia è, sopratutto, una storia senza filtri. “Non ho voluto registri - dice Coscia - mi piace il passaggio diretto, senza filtri, dal mantice al suono”. E' vero, si sente, e piace anche a noi.
h. 16.00 – Il tempo di fare due chiacchiere al sole e si riparte, alla volta del Circolo dei Lettori. Luca Bragalini presenta Storie poco standard. Le avventure di 12 grandi canzoni tra Broadway e il jazz (EDT, 2013). Un microfono, uno schermo e un pianoforte per svelare, riscoprire e raccontare, con la cura ricostruttiva dello storico, l'analisi attenta del musicologo e la capacità comunicativa del grande divulgatore, profili e segreti di un mondo in bianco e nero, “over the rainbow”. Da Harold Arlen ad Art Pepper, per poi esplorare il contemporaneo con un sorprendente Israel Kamakawiwo’ole. Premiata sezione book del TJF, con pioggia d’applausi e tanto di coda per l’autografo. Ringraziamo Luca e corriamo verso l’Auditorium Rai. Qualche minuto di pausa. È tutto pronto per il main: Uri Caine e Dave Douglas.
h. 18.00 – Un Auditorium intero in fermento. Primi istanti d’apprensione per un vero e proprio assalto al miglior scatto. Dave Douglas e Uri Cane sfilano sul palco, in perfetto stile newyorkese. Ingresso divaricato, contrasti aspri e intervalli ubriachi. Si sigla il compromesso, e in un clima più disteso e accogliente si sperimenta. Proposte originali e alcune interessanti rielaborazioni di temi della tradizione “degli States prima degli States”. Si torna indietro di quasi tre secoli. Linee aperte, fraseggi morbidi e armonie composte. Stacca il piano di Caine e distende, elegante, la tromba di Douglas. Due anime profondamente diverse: gli occhi aperti di Caine vigilano sulle inquietudini ad occhi chiusi di Douglas, in uno scambio sincero e misurato che restituisce il senso più autentico del duo. Ogni divagazione della tromba è ripresa dall'ostinato intransigente del piano. Si frantuma poi all'improvviso, per affondare in una coltre di suono, filtrata appena dal sibilo raggelante del soffio della tromba. Caine predilige il registro medio, svuota i bassi e resiste in un accompagnamento impertinente che sostiene Douglas e accompagna la chiusura. Esplode l'applauso e si chiama il bis.
h. 20.00 - E' ora di cena, ci coccoliamo un po' all'Esperia. E se ci fosse un trio d'eccezione come quello newyorkese di Emanuele Cisi, Joseph Lepore e Luca Santaniello a farci compagnia? Non potremmo chiedere di meglio. E infatti, quando il sax di Cisi rompe il silenzio e intona l'"Aknowledgment" della suite di Coltrane abbiamo la conferma che la serata non potrebbe essere più piacevole di così. Ci abbandoniamo a quella fortissima ispirazione, mentre a poco più di un chilometro da noi una straordinaria Diane Schuur incanta Piazza Castello.
h. 23.00 - Inizia la notte del Fringe. Piove e l'aria si fa pungente. L'attesa monta. Di qua e di là dal fiume si staglia il popolo del Music on the River, l'appuntamento del "solo" dedicato. Una zattera sull'acqua appena increspata, appesa nel buio, un occhio di bue a ferirla nel centro, una canoa a motore per raggiungerla. A bordo, all'ombra di un ombrello chiaro, c'è Javier Girotto. La voce del suo sax fende il silenzio, rimbalza da una riva all'altra del Po, e regala a tutti la più dolce e magica delle buone notti. A domani.
[E. Augusti]