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Dario Germani Trio al 28. For Life!

Venerdì, 24 Gennaio 2014 12:30

[E. Augusti] Ha senso mettersi a scrivere il report di una session a quasi due settimane dal live? Certo che no. Ma forse riacquista un senso provare a raccontare un momento di musica che, in quanto tale, resta. Roma. Nella “cantina” del 28DiVino Jazz fermenta For Life. Fermentazione alcolica per una produzione Tosky Records targata 2013 che segna il debutto da leader del contrabbassista Dario Germani. Accanto a lui, Stefano Preziosi al sax contralto e Luigi Del Prete alla batteria. Tre personalità diverse che si incontrano, per raccontare e raccontarsi la vita. Magnetico Del Prete, nei suoi cambi d’abito. Aggressivo, disarticolato, intenso, aggancia a morsi ogni frammento, senza perdere di petto il disegno, sempre chiaro e vivo. Gli scorre tra le mani, a punta di bacchetta, a filo di spazzola. Preziosi racconta, ora liquido, ora sillabato. Special guest, Aldo Bassi alla tromba, spinge, di sincope, e trascina. Si inseguono, Bassi e Preziosi, per poi tornare all’unisono, sempre su linee scomposte, riconoscibilmente monkiane, da percorrere con gusto. E tutto sembra spegnersi all'improvviso, al “Crepuscule with Nellie”, un attimo prima che Germani apra la sua “Lullaby for Bianca”. Presenza discreta, la sua, ma solida e rassicurante, anche quando puntella e sfida l’assolo, ad occhi chiusi. “Mister GT” è la dedica al maestro Tommaso. Smania gli assoli Del Prete, sempre da protagonista. Primo e secondo piano, quel che appare, quel che resiste, quello che c’è. La vita e le sue contraddizioni, come in “XY”. Gli opposti che si attraggono e si compenetrano. Ritorna Bassi, e si scivola verso il finale, sempre sui fraseggi distesi di Germani. Un racconto onesto il suo, come sa esserlo un buon vino. For Life, Good Life! 

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MAX IONATA QUARTETTO Dieci

Lunedì, 24 Settembre 2012 12:26

 

[E. Augusti] Matteo Pagano e Via Veneto Jazz (2011) presentano Max Ionata Quartetto. Max Ionata (sax tenore), Luca Mannutza (piano), Nicola Muresu (contrabbasso) e Nicola Angelucci (batteria) per questa produzione di rara bellezza, un “complealbum” per e da festeggiare. Dieci è stroardinariamente jazz. Un jazz autentico che riconosce e si riconosce. Sin da "Astobard" (Muresu). L’ingresso è trionfale e rivela subito il featuring. La tromba di Fabrizio Bosso svetta. Il dialogo col sax di Ionata si fa d’intesa. Ionata e Bosso direzionano, puntano e conquistano. Angelucci macina uno swing spassoso che viaggia come un treno. Il pianismo di Mannutza è discreto, morbido, un velluto. Gioca di stop. E ogni fermata riparte con uno slancio che appassiona. Ionata, funambolico e disinvolto, crea edifici melodico-armonici di un fascino raro. Entrano subito in testa. L’attenzione per la linea e la discorsività dei fraseggi spingono l’interplay in uno spazio empatico totale e totalizzante, dove tutto è univocamente percepibile. Perfetto il timing. Un dialogo a tre, fatto di entusiasmati personali e ben sostenute confidenze sax-tromba. La traccia 2 è un omaggio a due grandi del jazz. "Coltrane meets Evans" (Mannutza) è un incontro per incontrare. Scorre, vivo. Bosso lancia note a cascata. Mannutza incasella, parsimonioso. È un singhiozzo che arresta e spinge. "La talpa" (Ionata) inverte la marcia. È un cambio di rotta. Scanzonato e disinvolto. Mannutza conquista un assolo ricco ed estremamente vario, sostenuto da un walking bass sempre presente, discreto, stabile. Pochi secondi e si riconquista il tempo. Ionata detta il riff. Mannutza segue, a mani slegate. Il basso provoca. Il fraseggio della destra è fitto e ricco, un ricamo. "Turn around" (Mannutza) sollecita un’atmosfera da promenade. Gira intorno. Uno standard dedicato, "Who can I turn to" (Bricusse-Newley), ripensato in tempo medio, raccoglie e a metà strada prepara il giro di boa. Finalmente emerge, timido, Muresu. Lode 4 Joe (Ionata) è la ballata che resta, di un lirismo che consola. Carezzevole e intimo. Con "Altalena" (Mannutza) ritornano i giochi a due. Il contrappunto è intrigante e sintonico. La voce di Ionata incontra quella di Bosso, in uno scambio amabile d’eleganza e raffinatezze. È un fluire di suggestioni. Chiude l’album "Attila" (Lease) (Muresu), dai contenuti che non t’aspetti, a confidare nel titolo, ma che comprendi con l’ascolto. Un abbraccio da congedo, che lascia nelle orecchie, mistico e dolce, il desiderio del re-start. Evapora, fino a scomparire in uno spazio immobile, quello, stanco, che ha visto il passaggio e ha vissuto le turbolenze di un’emozione che non torna. Ionata distende il pensiero, mentre Mannutza, sullo sfondo, ne conserva, vivo e in moto perpetuo, il ricordo. Tace.
 
Max Ionata – sax tenore
Luca Mannutza – piano
Nicola Muresu – contrabbasso
Nicola Angelucci – batteria
Special guest Fabrizio Bosso – tromba e flicorno
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